E’ mezzogiorno del 28 ottobre 2019…un anno fa, a quest’ora, la SS Agordina era già bloccata, avevo terminato la celebrazione di tutte le Messe mattutine, riscontrando addirittura stupore e meraviglia da parte dei parrocchiani di Gosaldo che, ad esempio, vedendomi scendere, mi chiesero a bruciapelo: “Ma cosa ci fai, qui?”. E la risposta: “Pò, dighe Messa!”.
Nessuno di noi avrebbe mai potuto immaginare quello che si sarebbe impresso nei nostri sguardi e nei nostri cuori le ore, i giorni, i mesi successivi.
Stiamo portando ancora i segni di quello che abbiamo sperimentato e vissuto, ascoltato e narrato.
Le vicende di quei momenti e quei giorni le abbiamo tutte presenti: sono divenute parte di noi, storia nostra e dei nostri paesi e comunità.
Un anno dopo, solo un anno, eppure in questo arco di tempo siamo stati destinatari di un bene senza pari, di delicate attenzioni e telefonate, di lacrime di fratelli giunti fino a noi e rimasti feriti per le stesse nostre ferite.
Un anno dopo, e volgo lo sguardo attorno…osservo, prego…e l’unico sentimento che affiora è quello della gratitudine: “Signore, siamo stati messi a dura prova, siamo stati feriti in ciò che abbiamo di più caro: la nostra montagna. Ad essa siamo legati, in un affascinante e difficile intersecarsi di vita. Ma non ci hai lasciati soli…mai! Mani, sguardi, piedi…addirittura motoseghe e guanti, stivali sono divenuti segni concreti del tuo farti accanto a noi. Signore, guarda a tutti coloro che ci hanno fatto del bene, alla nostra gente, a tutti coloro che hanno avuto a cuore la nostra vicenda…sii tu la nostra benedizione ed il nostro grazie verso tutti!”.
Sì, è proprio vero: lì dove l’uomo fatica, lì dove piange o è imbrigliato dalla paura o dall’ansia…lì ci sarà sempre un fratello accanto. E, con lui, il delicato agire del nostro Dio.
don Fabiano