Nelle giornate di sosta presso le tombe dei nostri Cari

Nelle giornate di sosta presso le tombe dei nostri Cari

“Davanti alla morte ci si inchina, ci si riempie e ci si avvolge di silenzio. Chi ha un po’ di cuore vive un sentimento, chi ha un po’ di umanità porta un fiore, chi ha un po’ di speranza accende una candela, chi ha un po’ di fede lascia spazio alla preghiera. Dio nella morte si rende presente, per riprendersi ciò che gli appartiene, perché nulla vada perduto. La morte è il grido più forte; il grido del silenzio. E’ la preghiera più grande; la preghiera della debolezza infinita. E’ il dono che si realizza nella pienezza della trasparenza, sia in chi lo offre che in chi lo riceve. La morte lascia tutto lo spazio a Dio. Per questo diventa il luogo della risurrezione, dell’incontro. La morte è la più grande possibilità di comunione, è l’ultima grande parola della vita. La morte chiede rispetto, sguardo, ascolto, amore.

Al cuore, la morte parla di amore. Al credente, parla di risurrezione, di Dio. Alla mente, parla di verità, di mistero, di umiltà. Lei, la morte, parla solo agli umili, si lascia comprendere dai piccoli ed amare dai poveri.
I potenti, i padroni, i superbi la disprezzano, perché lei non si lascia dominare, corrompere, ingannare, comprare da nessuno. Solo la vita può vincere la morte, ma solo quella vita che appartiene a Dio. Dio è il Signore anche della morte, perché è il Signore della vita. Di più: la morte ci purifica da tutto ciò che ci tiene lontani da Dio. Per questo Gesù è morto ed è risorto. La morte parla ai vivi e dei vivi, parla di Dio.”

don Gabriele Bernardi,
parroco di Colle, Selva e Pescul dall’autunno 2018 alla primavera 2020