Con l’improvvisa morte del parroco di Selva, Colle S. Lucia e Pescul don Gabriele Bernardi, avvenuta probabilmente la sera del 31 maggio scorso, al nostro don è stato chiesto si rendersi un poco presente anche in quelle comunità, che vivranno il tempo estivo in attesa del dono di un nuovo parroco.
Attraverso questo nostro sito desideriamo condividere l’editoriale che don Fabiano ha proposto nella sezione del bollettino di Livinallongo “Le Nuove del Pais”, relativa alla comunità di Colle S. Lucia. E’ certamente uno sguardo “specifico”, che però può riassumere un poco la sua esperienza di prete in mezzo a comunità diverse come le nostre, eppure con uno sguardo che possa muovere nella stessa direzione.
E’ la tarda mattinata di giovedì 18 giugno, esco dalla canonica di Colle per osservare dall’alto l’intera zona. Il venticello discreto soffia fra le bandiere, in cielo un gioco di nuvole che si rincorrono cede il passo ad un non difficile esercizio di fantasia. Tornano alla mente con una certa facilità i volti dei confratelli che si sono susseguiti al servizio di questa nostra comunità: vado un po’ a ritroso nel tempo, così come nel passato prossimo…alcune narrazioni fanno da sfondo, mentre nella memoria del cuore tornano alcune espressioni e la singolare bellezza di alcune giornate trascorse ancora seminarista proprio in canonica, insieme a coloro che ora sono fratelli sacerdoti. Ripeto a me stesso l’affascinante bellezza del Creato, che dal colle della chiesa allarga il cuore ed eleva lo spirito.
Il campanile si staglia in modo del tutto singolare nel cielo terso. Le campane sono un segno di vita, i bronzi narrano la storia di una comunità: il tempo della gioia e della festa, così come della mestizia e del distacco. Ripenso a quello che ora stiamo vivendo…la narrazione evangelica ci parla dello Spirito quale presenza sotto forma di colomba: in un batter d’ali, all’imbrunire della grande festa di Pentecoste, queste nostre comunità di Colle e della Val Fiorentina hanno salutato il proprio pastore, giunto da poco in mezzo a loro, eppure capace di parlare al cuore dell’uomo, perché il suo stesso cuore era assetato di verità e di Dio. Quante volte la vita del prete è avvolta dal silenzio, e noi ce ne rendiamo così poco conto! I silenzi di chi ascolta i nostri affanni e li porta nella preghiera, il silenzio dell’uomo che non può condividere certi pesi se non con Colui che lo ha inviato ai fratelli e sorelle di una o più comunità, il silenzio delle amarezze e sofferenze personali, quando non si sente del tutto compreso o accettato, il silenzio della sua preghiera personale dinanzi al Tabernacolo, il silenzio della sua abitazione a sera, quando chiusa la porta si fa umile presenza, pastore in mezzo al popolo che gli è affidato. Non so proprio quale silenzio abbia avvolto don Gabriele, ma credo fermamente come, al termine della Pentecoste, di questo giorno nel quale gli apostoli timorosi e titubanti hanno compreso fino in fondo il loro mandato ad essere testimoni della straordinaria vicenda del Vangelo, anch’egli apostolo abbia risposto ad una chiamata, quella all’eternità.
Sì, lo sguardo spazia sull’intera vallata…Colle si staglia su di essa, ma soprattutto la chiesa. Se tutte le campane suonassero a festa, penso proprio ne nascerebbe un’armoniosa melodia; capace di far cogliere all’orecchio esperto le singole caratteristiche, ma al tempo stesso la gioia che insieme sono capaci di manifestare, di narrare. Penso ed immagino la fatica di un cammino da condividere; sono argomenti delicati, ho l’ardire nel credere di saperne qualcosa, vivendo il servizio ad alcune comunità dalle molteplici sfaccettature, storie, vicende ed anche vicissitudini.
Eccola, la singolare geografia del cuore: ciascuno di noi legato intimamente alla vicenda della propria comunità, eppure spronato dal Vangelo stesso ad “andare verso”. Ripenso all’esperienza degli apostoli: quanta diversità fra loro, quante aspettative così diverse, quanti sogni, dei più disparati. Da un desiderio di “gloria” mandando avanti la mamma (e sovvengono Giacomo e Giovanni, i “figli del tuono”) alle divagazioni politico/sociali di Simone lo zelota, passando per un appassionato e sfrontato Pietro capace di nascondersi di fronte ad un primo accenno di testimonianza… fino a Tommaso, l’uomo della “fede ragionata”, cercatrice di risposte plausibili. La vicenda umana della Chiesa passa attraverso la loro biografia, attraverso il loro sguardo, addirittura attraverso le loro incomprensioni…eppure offre allo studioso di ogni tempo un’affascinante vicenda di relazioni. Ed al credente l’accattivante invito alla sfida, che penso le nostre comunità possano raccogliere anche ora – forse soprattutto ora – mentre nelle intenzioni e nei desideri di molti si ripete la stessa domanda: chi ci verrà donato?
Il Vangelo non ha perso la sua forza e la sua efficacia, è l’affascinante ripetersi dell’antica alleanza fra Dio e l’uomo, capace di far risuonare le corde più profonde della nostra esistenza e quelle diverse della nostra sensibilità e storia personale e comunitaria…un parroco ci verrà affidato…le nostre comunità verranno affidate ad un parroco. E il misterioso scambio continuerà, in quella geografia capace di riempire il cuore di stupore e gli sguardi di un reciproco cercarsi…